O paga di maternità è, secondo la piattaforma telematica del governo, un “beneficio per la persona, uomo o donna, che si allontana da le loro attività per nascita di un figlio, aborto non criminale, adozione o tutela legale ai fini di adozione".
Tali aiuti mirano ad aiutare il beneficiario a prendersi cura del figlio nei primi mesi di vita, o per riprendersi da una situazione legata a questa. Tuttavia, di solito c'è un ritardo da parte del INSS nel pagamento del beneficio.
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In questo modo, il nuovo progetto cerca ridurre il ritardo nel pagamento del beneficio, stabilendo un termine massimo fino a 30 giorni per il regolamento dei pagamenti ai beneficiari. Segui l'articolo e scopri di più!
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Come accennato, l'indennità di maternità è un beneficio concesso dall'INSS a tutte le persone che assenza dal lavoro per adozione, nascita di un figlio, nati morti e aborti non programmati criminali.
In questo caso, l'aiuto viene offerto per un periodo di 120 giorni, tempo considerato ideale perché la persona possa riprendersi psicologicamente o prepararsi a prendersi cura di un figlio.
È estremamente importante, in quanto consente alla famiglia di continuare a vivere con dignità, anche a fronte di situazioni dolorose o nel periodo in cui le mamme hanno bisogno di dedicare tempo esclusivo alla cura del figlio.
Sulla base di un'analisi del numero di ritardi avvenuti nel mese di maggio, con oltre 821 mila richieste, il il senatore Telmário Mota (PROS-RR) ha elaborato una proposta che ha l'obiettivo di ridurre i ritardi da parte del INSS. Secondo lui, questi ritardi danneggiano la vita dei beneficiari, ma l'agenzia non subisce alcuna conseguenza.
Pertanto, è necessario che ci sia un cambiamento nella legge in modo che avvenga un effettivo cambiamento nel periodo di pagamento. La legge in vigore obbliga nei casi il primo pagamento dello stipendio di maternità entro 45 giorni dalla richiesta colf, assicurato speciale, contribuente individuale, lavoratore autonomo e assicurato disoccupato.
Il nuovo testo, invece, intende ridurre tale termine ad un massimo di 30 giorni. È già stato approvato dalla Commissione per i diritti delle donne, ma deve ancora essere valutato dalla Commissione per la costituzione, la giustizia e la cittadinanza.