Una svolta promettente è stata raggiunta dai ricercatori dell'ospedale Massachusetts Eye and Ear, negli Stati Uniti, quando hanno testato a trattamento esperimento che ha dimostrato l'efficacia nell'invertire la perdita dell'udito genetica negli anziani.
Usando i vettori AAV (virus adeno-associato) nei vecchi topi, gli scienziati hanno modificato un gene difettoso (TMPRSS3) che è responsabile della perdita dell'udito negli esseri umani. Questa scoperta porta speranza per lo sviluppo di trattamenti futuri negli esseri umani.
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I risultati di questo studio sono stati pubblicati venerdì 26 sulla rivista scientifica Terapia molecolare, fornendo ulteriori prove sull'efficacia di questo approccio innovativo nel trattamento dell'ipoacusia genetica negli anziani.
Si stima che entro il 2050 una persona su dieci vivrà con una qualche forma di perdita dell'udito. Tra i milioni di casi di ipoacusia in tutto il mondo, l'ipoacusia su base genetica è spesso la più difficile da trattare.
Ci sono quattro fasi di ipoacusia: lieve, moderata, grave e profonda. Queste categorie riflettono le variazioni nella capacità uditiva di una persona, con il decibel utilizzato come misura dell'intensità del suono. Ogni fase rappresenta diversi gradi di difficoltà nel captare i suoni.
Ad esempio, l'udito normale è in grado di udire suoni inferiori a 25 decibel, come il canto di un uccello, che può essere di circa 10 decibel, o il rumore di una lancetta di un orologio da parete, che è di circa 30 decibel.
Dopo aver iniettato VAA contenente una versione funzionale del gene TMPRSS3, i ricercatori hanno assistito a un notevole recupero dell'udito.
In una dichiarazione, Zheng-Yi Chen, uno dei ricercatori coinvolti nello studio, ha affermato che i risultati ottenuti indicano che la terapia La genetica basata su virus, da sola o combinata con un impianto cocleare, potrebbe essere un'opzione praticabile nel trattamento della perdita dell'udito genetica.
Secondo lo scienziato, questo studio rappresenta la prima volta che l'udito è stato recuperato topi anziani, che indica la possibilità di applicare questo metodo in individui più anziani. vecchio.
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