La metà dei fondi di bilancio bloccati dal governo federale per quest'anno (1,5 miliardi di R$) corrispondono ai Ministeri della Salute (452 R$ milioni) e Istruzione (R$ 333 milioni), secondo un decreto presidenziale pubblicato venerdì scorso (28), nella Gazzetta Ufficiale di Unità.
La giustificazione dell'Esecutivo per i blocchi – di carattere temporaneo, ma che interessano dieci cartelle – lo è che il preventivo delle spese avrebbe superato il limite stabilito dalla norma tuttora in vigore, il plafond di spesa.
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Secondo il decreto, tale contingenza di spesa non comprende quelle obbligatorie, ma solo quelle discrezionali (non obbligatorie), che si riferiscono agli investimenti e quelli finalizzati alla manutenzione delle macchine pubblico. Per essere nuovamente rilasciati, è necessario che i preventivi delle spese obbligatorie non lo facciano confermare o approvare il nuovo quadro fiscale da parte del Congresso nazionale, sostituendo il plafond di spese.
Prima di questo blocco – già previsto nella Relazione Bimestrale di Valutazione delle Entrate e delle Spese, il 21 di questo mese – Planalto ne aveva già fatto un altro, lo scorso maggio, per 1,7 miliardi di R$, a copertura dei ministeri di Azienda agricola; Pianificazione; Integrazione e sviluppo regionale; Sviluppo e assistenza sociale, Famiglia e lotta alla fame; Trasporti e città.
Spetta al Budget Execution Board – formato dai ministri delle Finanze, Fernando Haddad; di Pianificazione e Bilancio, Simone Tebet; Gestione e innovazione nei servizi pubblici Esther Dweck; e dalla Casa Civile, Rui Costa – la distribuzione della contingenza delle risorse.
Anche così, la contingenza di quest'anno è comunque inferiore al totale bloccato in Budget lo scorso anno, di R$ 15,38 miliardi, per rispettare il dispositivo del tetto di spesa. In questo caso, le risorse sono state liberate solo perché l'Emendamento Costituzionale della Transizione ha rimosso dal massimale di 23 miliardi di R$ riferiti ai programmi sociali nel 2022, senza contare altri 168 miliardi di R$ quest'anno.
Secondo gli specialisti, sia le spese che gli investimenti nell'istruzione pubblica nel Paese sono in calo dal 2016, il che apre la prospettiva di una lenta ripresa per il settore.
Secondo l'Istituto nazionale di studi e ricerche sull'educazione Anísio Teixeira (Inep), nel 2020 gli investimenti pubblici nel settore dell'istruzione non è passato dal 5,4% del 2020, quando questi dovrebbero essere già al 7%, secondo i target dell'attuale PNE, fino a raggiungere il 10% del PIL nell'anno Prossimo.
Controlla la distribuzione dei blocchi (in ordine decrescente)