
I regolatori federali negli Stati Uniti hanno presentato un atto d'accusa contro Morgan Stanley martedì scorso, 20 settembre, affermando che incredibili fallimenti alla fine hanno portato allo spostamento errato di dati riservati di circa 15 milioni di clienti di istituzione. La sanzione, di 35 milioni di dollari, è stata applicata dalla Securities and Exchange Commission (SEC), considerata la CVM di Stati Uniti a causa di gravi fallimenti nella protezione delle informazioni di identificazione personale dei propri clienti.
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Dal 2015 circa, Morgan Stanley non è riuscita a smaltire correttamente dispositivi che contenevano informazioni e dati sensibili dei clienti, come richiesto in accordo.
Come descritto dalla SEC, la banca Morgan Stanley ha assunto una società di traslochi, che non aveva esperienza o conoscenza nella parte di distruzione dei dati, al fine di disattivare migliaia di hard disk e server che conservavano le informazioni dei propri clienti. Quella società ha successivamente venduto migliaia di dispositivi Morgan Stanley a terzi e alcuni degli articoli venduti contenevano anche informazioni di identificazione personale di ex clienti di Banca.
Vale la pena notare che anche dopo essere stati venduti, i prodotti sono stati rivenduti anche su un sito di aste in internet, essendo gli stessi prodotti che non hanno i dati riservati rimossi come richiesto dal accordo. Alcuni dispositivi sono stati recuperati dalla banca, contenenti "migliaia di dati dei clienti non crittografati", secondo le informazioni SEC.
I "fallimenti di Morgan Stanley in questo caso sono sbalorditivi", ha detto in una nota Gurbir Grewal, direttore della divisione Enforcement della SEC. "Se non adeguatamente protette, queste informazioni riservate potrebbero finire nelle mani sbagliate e avere conseguenze disastrose per gli investitori", ha aggiunto.
Oltre ai dischi rigidi e ai server, la SEC ha anche scoperto che Morgan Stanley non è riuscita a proteggere i dati dei clienti e essere in grado di disporre correttamente delle informazioni sui report dei clienti, anche se l'azienda ha chiuso i server locali e il loro rami. È stato anche possibile, in un'analisi, scoprire 42 server, dove tutti contenuti dati potenzialmente non crittografati e informazioni sui rapporti dei consumatori, dove sono apparsi come “assente”. La banca ha accettato di pagare la multa senza assumersi la colpa o smentire qualunque sia la conclusione della transazione.
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