vite secche è considerato uno dei libri più importanti ed emblematici dello scrittore e modernista brasiliano Glacilliano Ramos (1852-1953). Il libro ha avuto la sua data di pubblicazione nell'anno 1938, si tratta di un'opera di contenuto inedito documentario, opera di grande ispirazione ed esperienze già vissute dall'autore stesso.
Il libro vite secche è un'opera che appartiene alla seconda fase del modernismo brasiliano, chiamata generazione degli anni '30 o neorealismo, è un libro che affronta il regionalismo, principalmente dando maggiore visibilità al nord-est, scenario punito da siccità, miseria, denunce sociali, queste denunce di una situazione vista in chiave poetica e idealizzato.
Glacilliano Ramos, nel suo lavoro, parla senza mezzi termini, senza voltarsi, cercando cioè di essere il più obiettivo possibile nel suo narrativa, sebbene il libro presenti un contenuto di un contesto più sofferto, lo scrittore cerca di non essere così emotivo nel suo parole.
Il nome, Vidas Secas, è stato utilizzato per 3 apparenti motivi: poiché la famiglia è in una situazione di miseria, un altro fatto è dovuto alla siccità e, infine, alla vita amara.
L'opera ha caratteristiche curiose, se il lettore prende in mano il libro, noterà che all'inizio si mette alla ricerca di un nuovo situazione di vita, come ritiranti e finire allo stesso modo, cioè, l'ultimo capitolo potrebbe tornare quasi naturalmente al primo.
Indice
Il lavoro a secco di vite è una rappresentazione fedele degli attuali problemi sociali in cui viviamo principalmente la siccità nel nord-est che colpisce migliaia di persone, e il problema non riceve la dovuta attenzione da parte dei funzionari governativi, cioè l'opera è una vera critica sociale, rivolta a una famiglia che vive questa realtà e cerca di cercare condizioni migliori per vita.
Una famiglia di migranti, guidata da Fabiano, cerca condizioni di vita migliori, mentre passeggia per l'Arida do nord-est brasiliano, insieme a sua moglie Sinhá Vitória e ai loro due figli, chiamati figlio maggiore e figlio minore, e non possiamo dimentica di menzionare la balena, sì, il cane da compagnia della famiglia, avevano anche un pappagallo, che fu presto ucciso per uccidere il la fame di tutti.
Durante la passeggiata, Fabiano e la sua famiglia trovano finalmente una fattoria che sembrava abbandonata, lì vedono l'opportunità di ripararsi per la notte. Fabiano, durante il suo girovagare per la fattoria, trova dell'acqua, felice com'è, e con il tempo raccoglie nuvole in cielo, minacciando la pioggia. arrivando, il capofamiglia vede tempi migliori di siccità, e di più, che potrebbe possedere quella fattoria e quindi fornire una vita migliore per la tua famiglia.
Fabiano in questo capitolo si considerava un cowboy e proprietario della fattoria, ma la felicità durò poco, presto apparve il proprietario espellendo Fabiano e la sua famiglia. Fabiano, per ribaltare la situazione, ha offerto la sua manodopera per restare lì, tornando alla realtà precedente, in questo contesto l'uomo ha lavorato per lunghi periodi, e ho ricevuto poco per questo e ho pensato: "Dato che il mio capo mi tratta male, come vorrei dare a mia moglie un letto comodo signorina.
Vale la pena ricordare che l'opera ha pochi dialoghi, in quanto Fabiano aveva grandi difficoltà ad esprimersi nel discorso, e spesso preferiva tacere con i suoi pensieri. Sinha, la moglie di Fabiano, aveva meno difficoltà con le parole rispetto al marito, i bambini erano ragazzi in gamba, il più grande era un maschio pieno di domande e dubbi estremamente curioso, il più giovane ha sempre cercato di fare qualcosa di importante, in modo che tutti fossero felici e orgogliosi per il fatto.
Fabiano rimane con la sua famiglia in fattoria, e continua a lavorare come cowboy, un giorno viene arrestato ingiustamente per il soldato giallo, questo momento Fabiano si sente triste, e ripensa alla realtà della sua vita e la tua famiglia
L'opera ritrae sfumature di piccola felicità lungo il percorso, ma i problemi sociali e la visione ontologica dell'essere individuale e sociale dei personaggi permeano tutto libro, ma ciò che più si coltiva è la speranza che tutto finisca, e che in futuro si trovino condizioni di vita migliori, cioè la ricerca di felicità.
Nell'ultimo capitolo, chiamato “Fuga”, sentono tornare la siccità, e con essa la ricerca di un nuovo luogo e di nuove condizioni di vita, cioè la fuga dalla siccità.
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Ogni capitolo è più o meno indipendente l'uno dall'altro, cioè non è necessario leggere gli altri capitoli in ordine che il libro presenta, molti di loro indirizzano i nomi dei personaggi, questo dà le basi per conoscerli più in dettaglio loro.
L'opera è scritta in terza persona e si sviluppa in un tempo psicologico piuttosto che cronologico. Il lavoro è suddiviso in 13 capitoli:
Fabiano nell'opera dello scrittore è un uomo molto brutalizzato nell'ambiente in cui vive principalmente a parole, e ha ancora il figlio più giovane che si ispira al padre e vuole seguire l'esempio di anzi, richiamando così la teoria del determinismo, una corrente filosofica secondo la quale l'ambiente, la razza e il tempo determinano l'individuo, cioè il ragazzo più giovane è destinato ad essere uguale al padre.
Il nome della cagnolina “Baleia” è ironico per due motivi: è molto magra e la balena è un animale marino.
Il nome Sinhá Vitoria, invece, è abbastanza ironico, in quanto può essere considerata una perdente, il suo sogno più grande era avere un letto morbido.
L'opera presenta periodi di animalizzazione, questo è dimostrato dal nome dato al cagnolino, e ai bambini non viene dato alcun nome, cioè l'animale è umanizzato in questo lavoro, è posta su un livello uguale e superiore rispetto agli altri personaggi, il cagnolino è quello che mostra più simpatia e dolore, il momento della sua morte è considerato il più eclatante dal libro.
L'opera ricorda il realismo-naturalismo, e non è un caso che la generazione degli anni Trenta si chiami neorealismo.
Il personaggio che potrebbe non sembrare di grande importanza nell'opera è il Soldato Giallo, ma è importante perché Fabiano lo rispetta anche se soffre dei suoi eccessi, e quando il personaggio ha possibilità di vendetta, non fa.
L'opera è stata rappresentata al cinema come lungometraggio nel 1963, diretto da Nelson Pereira dos Santos, ricevendo nel 1964 il premio al Festival di Cannes in Francia.
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