La plenaria della Camera dei Deputati ha bocciato, questo mercoledì (10/07), l'emendamento del deputato Wellington Roberto (PL-PB) alla proposta di riforma della Previdenza Sociale (PEC 6/19). Il momento clou previsto esentare gli insegnanti dai cambiamenti di riforma, mantenendo le attuali regole per questi professionisti nella scuola dell'infanzia e nelle scuole superiori, sia nel settore pubblico che in quello privato.
Si è voluto mantenere la principale norma attuale, che riguarda il tempo di contribuzione, 25 anni per le donne e 30 per gli uomini. La proposta è stata respinta con 265 voti favorevoli, quando ne servivano almeno 308.
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Mentre due deputati si sono astenuti, 184 deputati hanno votato a favore del requisito dell'età minima, 60 anni per gli uomini e 57 per le donne, previsto nel testo base già approvato. Per i dipendenti pubblici le regole sono le stesse, con il requisito di almeno 10 anni di servizio pubblico e 5 di carica.
Le votazioni sono iniziate poco dopo l'approvazione al primo turno – con 379 voti contro 131 – del testo base della riforma della Previdenza Sociale, che presenta nuove regole per la pensione e le pensioni.
Il testo aumenta i tempi per andare in pensione, limita il beneficio alla media di tutti gli stipendi, aumenta le tariffe contributivo per coloro che guadagnano oltre il tetto INSS e stabilisce norme transitorie per i dipendenti in servizio. La capitalizzazione (risparmio individuale) e il pensionamento dei piccoli produttori e dei lavoratori rurali non ne hanno risentito.
Ci sono ancora diversi punti salienti da analizzare, ma ciò non significa che tutti saranno necessariamente votati. Può capitare che vengano ritirate in qualsiasi momento dagli autori o addirittura non votate se proposte simili sono state votate in precedenza.
Domani, ad esempio, i deputati voteranno il clou proposto dal Pdt, che riduce di due anni l'età minima e di cinque l'orario di contribuzione dei docenti.