Le piante, contrariamente a quanto si immaginava, si sono rivelate più produttive nei fine settimana, secondo un'affascinante scoperta fatta dal Carnegie Institution of Science, con sede in California, negli Stati Uniti.
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Secondo la ricerca, basata sull’analisi dei dati dei satelliti europei tra il 2018 e il 2021, un fenomeno intrigante legato al fotosintesi, il processo essenziale mediante il quale le piante convertono la luce e l'anidride carbonica in energia.
Confrontando le misurazioni della luce emessa dal pigmento verde nelle foglie, il clorofilla, associato alla fotosintesi, ai livelli di inquinamento atmosferico, gli scienziati hanno fatto una scoperta sorprendente.
Soprattutto perché i tassi di fotosintesi aumentano nei fine settimana, quando i livelli di aerosol, particelle solide e liquide sospese nell’aria, come la polvere, sono notevolmente più bassi.
L’analisi approfondita ha rivelato che, nel 64% dell’Europa, i tassi più elevati di fotosintesi coincidono con i giorni di riposo. Lyn He, ricercatrice post-dottorato in Ecologia Globale e autrice dello studio, evidenzia la correlazione diretta con la riduzione delle attività industriali e del traffico nei fine settimana.
Durante la settimana l'aria diventa più inquinata, danneggiando la capacità di fotosintesi delle piante. Il ciclo si ripete man mano che il movimento umano e industriale si intensifica, determinando una chiara disparità nella produttività delle piante.
Inoltre, il gruppo di ricerca ha notato che le piante erano eccezionalmente più produttive nel 2020, quando l’inquinamento da aerosol è diminuito drasticamente a causa della pandemia di coronavirus.
In altre parole, questa scoperta solleva la possibilità che la riduzione dei livelli di aerosol, in particolare quelli dell’industria e dei trasporti, possono consentire alle piante di catturarne e immagazzinarne di più carbonio.
Gli scienziati suggeriscono che la riduzione dei livelli di inquinamento al livello osservato durante il culmine della pandemia potrebbe comportare la rimozione aggiuntiva di circa 41 milioni di tonnellate di CO2 dall’atmosfera annualmente.
In considerazione di ciò, Lyn He sottolinea che “migliorare la qualità dell'aria non è solo benefico per la salute delle persone, ma è anche fondamentale per la produttività dell'ecosistema”. Pertanto, questa scoperta evidenzia l’interconnessione vitale tra l’attività umana, qualità dell'aria e la salute degli ecosistemi.
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