In termini di studio, il digitale sostituisce la stampa? È questa la polemica del momento, scatenata dalla decisione apparentemente unilaterale del governatore di San Paolo, Tarcísio Freitas, per fornire agli studenti dalla sesta elementare in poi 'solo' libri di testo impronte digitali.
La determinazione della massima autorità dello Stato più ricco del Paese ha provocato un'immediata reazione da parte degli educatori locali, soprattutto dopo l'annuncio del Segretario dell'Istruzione paulista, che avrebbe anche 'rinunciato' a partecipare al National Textbook Program (PNLD), attraverso il quale i libri di testo sarebbero stati acquistati con il fondi del Fondo nazionale per lo sviluppo dell'istruzione (FNDE), collegato al Ministero dell'istruzione (MEC), una misura che dà l'impressione di natura più politica che professionale.
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Nel frattempo, le deliberazioni di Freitas sono state accolte con ampia disapprovazione nell'ambiente. Considerando l'episodio “deplorevole”, la professoressa di Unicamp e UFBA (Università Federale di Bahia), Theresa Adrião commenta: “Anche se il PNLD ha subì ingerenze ed errori da parte della precedente direzione del MEC, la logica del programma, che delega ai docenti la scelta del materiale didattico che meglio si adatta l'adeguamento al progetto pedagogico di ciascuna scuola, è stata una strategia importante", aggiungendo che "il PNLD pone la scuola al centro del processo decisivo".
Per quanto riguarda il discutibile criterio di utilizzare, nel processo di apprendimento, solo libri di testo digitali, l'educatore – anche un ricercatore politico istruzione e coordinatore della Rete latinoamericana di ricercatori nella privatizzazione dell'istruzione – capisce che la misura “va contro il senso di ciò che la ricerca ha indicato".
Sulla base dell'osservazione che “l'accesso alle risorse digitali è distribuito in modo diseguale sui territori”, Theresa afferma che “non è necessario ricordare tutte le difficoltà vissute dalle popolazioni dalle periferie per accedere a internet”, senza contare che “la subordinazione dei processi pedagogici alle piattaforme digitali spersonalizza il necessario rapporto tra docenti e studenti".
Nella stessa direzione, il presidente dell'Istituto Singularidades, per la formazione degli educatori, e direttore del Centro per le politiche educative di FGV, Cláudia Costin, ammette di essere “molto preoccupata e di sperare che il segretario [dell'Istruzione dello Stato, Renato Feder] esamini questo decisione. Oggi dovrei parlargliene”, ha detto.
Anche fondatrice e direttrice del Center for Excellence and Innovation in Educational Policies e visiting professor presso la Harvard School of Education, Cláudia sottolinea anche, che “c'è preoccupazione su come gli studenti che non hanno computer studieranno a casa, tenendo conto che il libro stampato è essenziale per una maggiore ritenzione degli studenti. apprendistato".
Più incisivo di fronte all'atteggiamento del Palácio dos Bandeirantes, l'Unione degli insegnanti ufficiali dell'istruzione dello Stato di San Paolo (Apeoesp) ha aggiunto che intende chiedere alla Procura della Repubblica (MP-SP) di indagare sulla decisione del governo di San Paolo, oltre a chiedere chiarimenti al segretario (Feder) sulla non adesione al PNLD e chiedere al MEC di riferire sull'ammontare delle risorse erogate dall'Esecutivo stato.