La migliore medicina contro il “virus” della disinformazione, che ha contagiato la società brasiliana con la “febbre” del notizie false (fake news) è il ritorno del diploma requisito per l’esercizio professionale del giornalismo. È questo il parere unanime espresso dai deputati nell'udienza pubblica tenutasi giovedì scorso presso la Commissione Comunicazione della Camera dei Deputati (26).
Secondo deputati, insegnanti, imprenditori e rappresentanti sindacali, il modo migliore per recuperare la credibilità dei media sarebbe approvare una proposta di emendamento alla legge Costituzione (PEC 206/12) – intitolata Legge brasiliana di libertà, responsabilità e trasparenza in Internet – che ripristina il documento obbligatorio per l’esercizio della professione in Brasile.
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A difesa della proposta, la presidente della Federazione nazionale dei giornalisti (Fenaj), Samira Cunha, ha osservato che “in uno scenario in cui Dato che la maggioranza della popolazione si informa attraverso i social network, occorre qualificare sempre più il giornalismo praticato Brasile".
Sostenendo che il giornalismo professionale è l’antidoto contro la costante “ondata di disinformazione”, Samira ritiene che “viviamo in una società basata sulla menzogna”. propagate su larga scala e con obiettivi specifici, e lasciamo da parte il ruolo di un professionista che si forma per almeno quattro anni per ricoprire un ruolo fondamentale in democrazia”, denunciando che oggi, senza l’obbligo del diploma, si registrano casi di minori e analfabeti iscritti all’albo professionale dei giornalisti, che lavorano apertamente nella Paese.
“Penna suprema” – All’origine del problema, nel lontano 2009 (primo governo Lula), la Corte Suprema Federale (STF), ha deciso unilateralmente che chiunque, indipendentemente dalla sua formazione, può esercitare le funzioni di giornalista, abolendo, con un tratto di penna, 40 anni di validità di una professione regolamentata sotto l'egida di un diploma di istruzione superiore, come le altre che, invece, erano preservate.
La decisione 'stupida' dei supremi ministri, all'epoca, sarebbe stata quella di rispondere all'appello di un datore di lavoro, in questo caso il Unione delle Imprese Radiotelevisive dello Stato di San Paolo (Sertesp), insieme al Ministero Pubblico Federale (MPF), per il quale il Richiedere il diploma sarebbe incostituzionale, poiché la Costituzione “garantisce a tutti il diritto alla libertà di espressione e alla gratuità Pensiero". Un sofisma che, in pratica, ha indebolito la categoria di fronte ai padroni, oltre a imbavagliare proprio la libertà di espressione che questi volevano tutelare.
Al contrario, per la presidente dell'Associazione brasiliana degli insegnanti di giornalismo, Marluce Zacariotti, il compromesso della libertà di espressione come pretesto per abolire il diploma non è sostenibile. “Il giornalista non esprime la sua opinione nelle notizie e nei servizi che scrive. Pertanto, il requisito del diploma non garantisce la presunta esclusività del diritto di esprimere il proprio pensiero attraverso i media o qualsiasi altro mezzo”, ha valutato.
Respingendo la giustificazione dell'allora relatore della questione presso la Corte Suprema, l'attuale decano Gilmar Mendes – per il quale “una formazione specifica in Il giornalismo non è il modo ideale per evitare possibili rischi per la comunità o danni a terzi” – il direttore dell’Associazione brasiliana della stampa (ABI), Armando Rollemberg, ha qualificato la decisione suprema come una ‘battuta d’arresto’, oltre a mettere in guardia dalle conseguenze disastrose che ha causato per il società.
“Il giornalismo è tutto ciò che non ha nulla a che fare con la menzogna. Nel giornalismo esiste la libertà di espressione, ma la libertà di espressione non include le bugie La menzogna egoistica, piena di odio e articolata, in poco più di 24 ore, può causare enormi perdite al società. A volte non è nemmeno possibile fare una ritrattazione equivalente”, ha detto.
"La terra è piatta" – A illustrazione delle dichiarazioni di Rollemberg, il presidente dell’Associazione brasiliana dei ricercatori di giornalismo (SBPJor), Samuel Pantoja, ha portato come esempio il risultato di un sondaggio, secondo il quale un brasiliano su cinque ritiene che la Terra sia Piatto.
Affrontando un altro aspetto della questione, il giornalista, professore e deputato Amaro Neto (Republicanos-ES), autore del proposta di dibattito, ha sottolineato che la formazione giornalistica è uno strumento per garantire la qualità dell'informazione lavoro. “Credo che questo sia un grande passo avanti verso l’accelerazione della lotta contro il virus notizie false è rendere obbligatorio il diploma di giornalismo, attraverso questa PEC che qui alla Camera è bloccata”, precisa.
In modo più incisivo, il giornalista e deputato Daniel Trzeciak (PSDB-RS) ha lanciato una domanda diretta al ministro supremo: “Vorrei chiedere al ministro Gilmar Mendes se si sottoporrebbe ad un intervento chirurgico con un medico che non ha frequentato il corso di medicina”?, rendendosi conto che “oggi nessuno vuole più andare a scuola di giornalismo. Perché passare quattro anni a studiare giornalismo se non ti serve nemmeno il diploma?”, conclude.