Professore di Agronomia e Agroecologia, Derek Lynch, della Dalhousie University, in Canada, in a recente articolo pubblicato sul sito The Conversation, ha lanciato un appello sull’era geologica in cui ci troviamo vivente: il Antropocene.
Questa nuova era è stata proposta dai ricercatori fin dagli anni ’80 per evidenziare il significativo impatto delle attività umane sul pianeta.
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Lynch si chiede se la Natura, tradizionalmente considerata separata dall'umanità, abbia perso la sua rilevanza.
Nel corso di 4,5 miliardi di anni di evoluzione geologica, la Terra è stata modellata dalle forze naturali, ma Negli ultimi 200.000 anni, l’umanità è diventata la forza dominante che guida il cambiamento in generale Voi ecosistemi presenti sul pianeta.
Tuttavia, la mentalità eccezionalista dell'umanità ha portato ad azioni che non rispettano le forme della vita, come sottolinea Lynch, citando il biologo EO Wilson nel suo libro “Half Earth” di 2016.
L’Antropocene mostra già chiari segni della sua presenza, con la biodiversità globale minacciata di estinzione a causa perdita di habitat, cambiamento climatico, estrazione abusiva, inquinamento plastico e contaminazione chimica continua.
Questi impatti ricorrenti stanno determinando l’estinzione delle specie a un ritmo mille volte superiore rispetto alle ere pre-umane.
(Immagine: divulgazione)
Il progetto Half-Earth della EO Wilson Biodiversity Foundation propone di preservare il 50% dell'habitat superficiale globale per proteggere l'85% di tutte le specie.
Pertanto, Lynch sottolinea ancora l’importanza di rispettare e dare priorità al ruolo delle popolazioni indigene nel preservare la biosfera.
Un altro accademico, Robyn Eckersley, professore di Scienze Politiche, dell’Università di Melbourne, osserva che il concetto di Antropocene non offre una soluzione completa al problema crisi ecologica, ma può svolgere un lavoro fondamentale collocando la storia politica ed economica nel contesto del tempo geologico.
Uno scenario preoccupante
La responsabilità di plasmare il futuro del pianeta ricade sull’umanità, una forza geologica dominante che influenza i sistemi terrestri.
Tuttavia, ad oggi, i negoziati sul clima non sono riusciti a mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C stabiliti dall’Accordo di Parigi.
Adottare l’Antropocene come narrativa critica può rappresentare un’opportunità per connettere l’umanità al pianeta e ai suoi altri abitanti, viventi e non viventi.
Ciò evidenzia la crisi democratica di responsabilità tra coloro che beneficiano dei rischi ecologici per arricchirsi e la stragrande maggioranza che ne subisce le conseguenze.
Se l’umanità è, infatti, la nuova forza geologica della Terra, la democrazia diventa il bene più prezioso del pianeta.
Mentre l’Antropocene si concentra nuovamente sull’ibridità e sulla coevoluzione planetaria, gli ecologisti iniziano a farlo capire che non ha più alcun senso cercare di cambiare il mondo naturale senza includere coloro che sono già stati modificati umanità.