Se sei un po' più grande, avrai sentito diverse teorie sulla fine del mondo. I più recenti sono stati dal 1999 al 2000 (il famoso millennium bug) e il 2012 (che alludeva ad un'antica predizione Maya). Ora, l’Università di Harvard sta introducendo una nuova data per una presunta apocalisse.
Un calcolo matematico effettuato nel 1960 da accademici universitari prevedeva una sorta di fine del mondo nel giro di pochi anni. Lo studio è stato condotto da Heinz von Foerster, Patricia M. Mora e Lawrence.
Vedi altro
La Cina fissa un obiettivo di due anni per la produzione di massa di robot...
Scopri come andare in pensione tramite l'INSS senza aver raggiunto l'importo minimo…
Secondo loro, il fine del mondo è previsto per il 13 novembre 2026. In altre parole, abbiamo ancora tre anni da vivere qui.
Uno studio condotto nel 1960 dagli scienziati giunse alla conclusione che entro il 2026 ci sarà una sovrappopolazione nel mondo. L'articolo, pubblicato sulla rivista Science, afferma che le persone moriranno di fame e cercheranno di sopravvivere coraggiosamente.
“La popolazione umana si avvicinerà all’infinito se continuerà a crescere come ha fatto negli ultimi millenni”, afferma il testo, che ha più di 60 anni.
È piuttosto ovvio che gli scienziati abbiano commesso un errore di calcolo negli anni ’60. E poi sono successe molte cose in 63 anni.
Uno dei punti utilizzati per confutare questa teoria sono le stime del Nazioni Unite (ONU), che contiene previsioni (molto più attuali). Secondo l’organizzazione, entro il 2030 nel mondo ci saranno complessivamente 8,5 miliardi di persone. E, 25 anni dopo, avremo 9,7 miliardi di abitanti.
Tuttavia, questo non allevia molto. Non moriremo in una “apocalisse”, ma sovrappopolazione del mondo è ancora qualcosa che preoccupa gli scienziati, perché la Terra offre risorse naturali limitate.
Inoltre, la crescita demografica è quasi sempre legata all’urbanizzazione di più spazi. Di conseguenza, la deforestazione dell’ambiente potrebbe diventare intrinseca. Ciò avrebbe un impatto diretto sul cambiamento climatico.
Inoltre la qualità della vita è precaria.
Questi sono punti su cui dobbiamo riflettere meglio da ora in poi.
Laureato in Comunicazione Sociale presso l'Università Federale di Goiás. Appassionato di media digitali, cultura pop, tecnologia, politica e psicoanalisi.